giovedì 24 marzo 2011

L. ANDERSON - Life on a string

Decisamente balsamica e, almeno per la metà del disco, davvero diversa dal solito manierismo robotico che l'ha resa famosa. Direi che "Life on a string" pubblicato nel 2001, dopo trent'anni di carriera, è un disco atipico per Laurie e per me forse il migliore...almento fino a my compensation, vera frattura ahinoi del disco.
Ma andiamo con ordine. L'ambientazione delle prime tre tracce è decisamente marina e solare. Si parla di balene e isole. One white whale (ovvio il tema) si apre con la voce di una corista alla moda gospel e rimane poi sospesa praticamente solo sulla voce della Anderson. Il secondo pezzo the island where I come from, fa sorridere con i suoi fiati cameristici e le percussioni morbide. Un pezzo gentilissimo. Pieces and parts decisamente classicheggiante fa il paio con il piccolo strumentale di here with you. Arriva poi il vertice dell'album, slip away, che anche stamattina mentre venivo a lavorare mi ha fatto (quasi) piangere. Sempre cameristico nell'ambientazione, ma di sapore orientale, parla di un amico di Laurie che sta morendo. Il testo è semplicemente stupendo. Poi tutto si rovina, mannaggia...che è sta moda di farsi fare i dischi dai jazzpulators...dai jazzisti che scoprono il sampler...e che palle! Sentite la caduta appena parte my compensation. A tirarci su le costole dark angel (sì vabbe carina, ma un po' troppo new yorkke...) e statue of liberty...insomma se fosse un lato B di un ottimo lato A, la seconda parte del disco vi farebbe girare il vinile e ripartire dalla prima traccia per arrivare alla quinta...poi di nuovo indietro la puntina.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?mwgnymtyhij

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