Per chi non conoscesse Zazou, questo delizioso compositore francese, Reivax au Bongo non è il disco più facile per iniziare. Forse l'inizio giusto potrebbe essere il ben più celebre Chansons des mers froid.
Nel 1986 il nostro autore si inserisce nella matrioska che la Crammed Disc andava appena ad avviare, ovvero la serie dei dischi
Made to Measure, delle pubblicazioni musicali dedicate alla musica su commissione (ovvero colonne sonore, teatro, video, ecc...), ma realizzata fittiziamente, ovvero senza un reale commissionante, esistente semmai solo nella fantasia del compositore commissionario. Sono le operazioni che mi fanno impazzire! Tra metà anni ottanta e metà anni 90 sono pubblicati 35 volumi con gente del calibro di Arto Linsday, John Lurie, Steven Brown...Comunque possiedo i dischi che Zazou fece per la serie (sono tre) e saranno il soggetto dei prossimi post.
Cronologicamente questo è il primo dei pubblicati (il secondo della serie). La pretesa dietro l'operazione è un fotoromanzo ambientato in Congo, con protagonista l'ispettore Reivax. Il booklet del cd rappresenta le peripezie di detto ispettore, nient'altro che Zazou stesso con orecchie a sventola finte, zuccotto nero in testa, occhiali da nerd incrociati con quelli di Lennon, gallabia africana. La musica è un misto di classica, synth, afro beat, etnica. Ciò che colpisce nell'opera è l'ellitticità, la sospensione in cui si muove tutto il contesto. Una già calda alba africana. Zazou infatti non sembra davvero svolgere un tema musicale, ma piuttosto a presentare dei piccoli quadretti - a volte non perfettamente consequenziali - che sembrano riferisi a scene, foto, fatti.
Appunto al fotoromanzo inesistente. Questo il pregio enorme di Zazou e della Crammed Disc, tentare di descrivere musicalmente una chimera, facendo finta di averla vista, toccata, prodotta.
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