domenica 4 dicembre 2011

JESU - heart ache and dethroned

I progetti personali di Justin Broderick hanno sempre a che fare con Dio. Prima i Godflesh, ma la provocazione era nettamente più odiosa. Ora Jesu, a cui manca una s per diventare Jesus. La denominazione diventa però meno ribelle, vista la crisi di nervi che ha posseduto il nostro autore tra un nome d'arte e l'altro. La sintesi è una disperata cattedrale sventrata in un sito industriale. Disperazione e speranza, affermata attraverso l'arresa al divino o mediante la sua insostenibile assenza. Insomma, san Paolo in preda alla visione, magari di una eclissi divina.
Comunque.
Heart ache and dethroned, oltre ad essere cronologicamente recente (2010), raccoglie il primo e l'ultimo EP pubblicato da Jesu. Una sintesi di 6 pezzi, notevole, non rivoluzionaria, ma tenendo conto dell'arco temporale che testimonia, imprescindibile documento del futuro psicofarmacologico della musica industriale.
Ecco qui.

sabato 5 novembre 2011

SWERVEDRIVER - Mezcal head

Questo disco è come un vecchio amico, di cui la vita ci ha parlato a lungo, in ragione di costanti frequentazioni, e che quindi è apparentemente noioso, nella sua schematicità.
Per altro verso il suo essere familare lo rende burroso alle nostre difese intellettuali e snob, che sempre cercano novità, rendendolo lacrimevole e "franco", nel senso di "proprio al mio tessuto culturale", ad ogni ascolto.E' un disco notevole, seppur non innovativo. Fresco, seppur non rivoluzionario. Ben suonato (soprattutto), senza essere virtuosistico. Epico, senza essere barocco. Drogato, senza essere allucinato. E via così. Un buon disco insomma. E chi ne ha molti sa di cosa parlo. Chi ne ha pochi lo ignora, ma vale la pena.
Eccolo qui.

martedì 4 ottobre 2011

THE GREAT TYRANT - There is a man in the house

Uno dei miei dischi preferiti dei tempi recenti, una singola perla da avere assolutamente. Il punk, suonato da Scott Walker, imparentato con i Magma. Questo sono i Great Tyrant. Un terzetto voce/organo, basso, batteria. Un disco malattissimo, per cui sarebbe stato opportuno il titolo di death rock, se già non fosse stato sprecato per opere meno degne.
Qui non voglio incensare nessuno dei colpevoli di questo disco, ma faccio menzione del virtuoso bassista Atkins, una sorta di addetto al doom con perenne fantasia, purtroppo morto.
E' per questo che cotanto capolavoro non ha avuto seguito.
Sicuramente non per tutti.
Qui.

giovedì 15 settembre 2011

JIM BLACK'S ALASNOAXIS - Splay

Potremmo definirlo un album di jazz olistico, vegano.
In realtà questa fatica del combo del carissimo batterista Black, gli Alasnoaxis, merita una presenza su queste pagine perché è il miglior disco di sempre di post rock.
Come nella migliore tradizione del jazz, l'inglobamento di dialettiche ed idioletti altri rispetto al proprio linguaggio classico, è puramente un travalicamento del DNA acquisito verso soluzioni musicali altre e spesso superiori.
Qui un esempio folgorante di questo concetto, pubblicato come sempre in edizioni ultra lussose e iper riciclate dalla winter & winter.
Lo trovate qui.

martedì 30 agosto 2011

STEED LORD - heart II heart

Ecco un gruppo così non sarebbe mai dovuto finire su musichaikus. Il perchè invece sia qui è una tshirt. Mi sono comprato una maglietta fantastica in un negozietto molto cool, che vende cose in salsa hip hop, electroclash, newrave. La tshirt è nera, con un minerale gigante dai colori sulfurei al centro e la scritta STEED LORD, nei medesimi colori, sotto la roccia. C'è una etichetta in fondo alla tshirt che descrive l'immagine. Si tratta di una pietra feticcio che appunto gli STEED LORD osservano come loro prisma filosofale, la cui presenza tra i musicisti risale a vicende familiari antecedenti. Comunque la maglietta è bella per me, ma pensavo che STEED LORD fosse una maison di alta sartoria. Invece. Sono un gruppo islandese di electroclash e mi stanno prendendo la testa. Musicalmente non sono niente di speciale. Solo che dopo averli ascoltati e soprattutto visti nei loro video, capisci a chi deve qualcosa e più di qualcosa Lady Gaga. Fatevi un giro, magari vi interessa...ecco il loro bandcamp.

giovedì 11 agosto 2011

MATCHING MOLE - s/t

Rieccomi. Scusate la pigrizia. Ci sono stati tutta una serie di problemi da risolvere e le cose veramente importanti, tra cui questo blog, mi sono un po' sfuggite di mano.
Matching mole, ovvero macchina molle, ovvero Soft Machine. Il gioco di parole è facile, meno facile quando di mezzo c'è quel bastardo di Robert Wyatt.
Disco imprescindibile degli anni settanta, almeno per gli amanti della sperimentazione musicale. E di disco sperimentale pare non si tratti,ascoltando l'iniziale O Caroline. Una delle canzoni della mia personale educazione sentimentale degli ultimi dieci anni. Poi parte Instant Pussy, a cancellare qualsiasi cosa abbiano detto i Tortoise nelle parti più intimistiche di Millions now living will never die. Forse esagero, ma qui c'è gia molto dei successivi quaranta anni a venire. Ovviamente colpisce/ scolpisce la voce di Wyatt, con la sua voce strumento ad arieggiare sopra il basso di MacCormick. E ancora rimane intimistica la prestazione dei nostri in Signed Curtain; poi comincia lentamente ad evolvere verso il progressive in Part of the dance. Tuttavia non si tratta di musica perfettamente allineata con i canoni dell'epoca. C'è quella morbidezza di fondo in tutto il suono, che senza essere ovattato è etereo, assolutamente rievocata nella musica di un paio di decenni dopo (diciamo dopo il mani pulite del grunge).
L'album è insomma per me perfettamente moderno, ancora parzialmente digerito. Basta ascoltare, ed è l'ultima che cito, Immediate curtain. I vostri pesci rossi, l'LSD, la paura, una ballerina del cinema muto.
Lo trovate qui.

mercoledì 6 luglio 2011

WHITE ROSE MOVEMENT - kick

Fecero proprio un bel disco, pieno di giovinezza, errori, sfrontatezza. E qualche pezzo che si attacca al cervello come una sanguisuga. New wave, senza tanto girarci intorno. O post-punk/electro, come dice wikipedia. Per me new wave. Di quella con il basso in quarti, plettrato, primitivo. Chitarra nervosa, minimale. Vecchio synth e voce anoressica. Non siamo certo ai livelli di capolavori degli eccelsi epigoni contemporanei (SOFT MOON SOFT MOON SOFT MOON...) di questo genere, ma comunque gran disco.
Peccato che i nostri giovanissimi si siano sciolti arrivati ad un passo dal secondo tentativo, lasciandoci ad immaginare cosa sarebbe potuto essere. Le carte c'erano tutte: Killing joke meets A flock of seagulls? I tagli di capelli giusti c'erano...
Enjoy.

martedì 28 giugno 2011

FELT

La POP band perfetta del decennio. Nessuno a loro confronto ha avuto la stessa quantità di grazia per incarnare lo spirito del proprio tempo: i Felt sono il succo degli anni 80.
So che le mie affermazioni sono gratuite, ma questo blog nasce anche con il proposito di influenzare il vostro gusto musicale.
I Felt sono dei maledetti inglesi purosangue. Guidati dalla voce di Lawrence, la versione british di Lou Reed, i componenti della band colorano ciò che egli scrive con una eleganza che rasenta il lusso. Quali possono essere le note che accompagnano dei versi come: “I will be the first person in history to die of boredom/ and I will have as my epitaph the second line of "Black Ship In The Harbour”…laddove la suddetta Black Ship, alla linea due dice  “I was a moment that quickly passed”? Sicuramente musica adolescenziale, oscura, ma lirica e ironica. E infatti.  Basta sentire l’assolo di The Stagnant pool (cinque stelle a questo pezzo), del magnifico chitarrista classico Deebank, o l’organo sempre controllato di Martin Duffy in Riding on the Equator.
Comunque. Questo è un post totale. Adorate.

Crumbling the antiseptic beauty & The splendour of fear

The strange idols pattern and other short stories

Ignite the seven cannons

Let the snakes crinkle their heads to death

Forever breaths the lonley world

Poem of the river

The Pictorial Jackson Review

Train above the City

Me and a monkey on the moon


ISHAQ - She's sleeping (official video)


Amici...presto su questi schermi, in parole. Ora in tanto, solo su questi schermi.

lunedì 27 giugno 2011

G. LOGAN - The Giuseppi Logan Quartet

Tra le due pietre miliari del freejazz incise per la ESP records dal nostro sassofonista, preferisco l'album "The Giuseppi Logan Quartet". Forse perchè meno preso dall'eroina di cui si faceva, Giuseppi Logan qui trova un bilancio positivo tra cacofonia, melodia, poliritmia. Sebbene difficilissimo quest'album conferma la bellezza del freejazz originario, laddove la maleducazione della timbrica è provocazione di ottimi musicisti, non debolezza tecnica. E' il fascino morboso della tenia, del lombrico cieco che avanza comunque, macinando zolle indigeste e lasciando disprezzato piccolo letame per far nascere la vita. Basta appunto sentire Dance of Satan per impallidire e stracciarsi le viscere, guidati da questo fachiro tossico. Due ascolti in fila non sono concessi, poi bisogna riflettere. Gira in uno stupendo cartonato reissue della ESP...
Qui per farsi una idea.

martedì 21 giugno 2011

SIGH - Scenes from Hell

Ecco sì, diciamo che i Sigh sono "particolari". Cioè i primi 55 secondi sono normali, poi non capisci cosa centrano i fiati da trio messicano in prima linea, mentre suonano in un pachinko... Il fatto è che i Sigh sono una band giapponese in contestante evoluzione: dal primo crudo black metal al progressivo inserimento di pianoforte, archi e ora anche fiati, mischiando crudeltà a crudità. Eh sì perché è salita a bordo anche la Dr. Mikannibal, una mia amichetta di facebook, che oltre a fregiarsi di un Phd in biologia, suona pure il sax, se non è impegnata a farsi fotografare con carne cruda e sangue addosso. Il disco potrebbe essere considerato comico dall'ascoltatore meno dedito e poco smaliziato. Una sorta di Spinal Tap d'oriente in salsa occultista (Mikkyo per la precisione, non satana). In realtà qui l'opera è teatrale, direi quasi lirica, nel senso più proprio musicalmente. La Madama Butterfly con addosso una maglietta dei Venom. Boom.

venerdì 17 giugno 2011

NEW BOMB TURKS - !!destroy-oh-boy!!

Eccolo qui un bel disco marcio il giusto.
I New Bomb Turks fanno rock n’roll grezzo, che puzza di benzina 88 ottani, birra rancida e chain-smoking.
Chi frequenta questo blog in cerca di nuove sonorità questa volta rimarrà deluso. Infatti in questo disco non c’è nulla di nuovo: lo avete già sentito tante volte, ma come per tutte le band punk sono le sfumature a fare la differenza. Il pelo nell’uovo è proprio il riappropriarsi della matrice e dell’attitudine del rock.
Il sound è in parte debitore degli X (quelli del live at the whiskey a go go), ma innestati su un disco dei Germs: un buon esempio sono Tattoed Apathetic Boys, Runnin’ on go, Mr. Suit e la super mitica I want my baby…dead!
Me li vedo a suonare mentre un cowboy improvvisato cerca di domare il toro meccanico, sbronzo duro…in sostanza per questi ragazzi l’importante è l’accelleratore, il drive in, una tipa che attacca al volante la gomma da masticare prima di attaccarsi a te. Con ironia ovviamente, questo è un prodotto di classe.
Io li trovo comunque fantastici, soprattutto per il lunedì sera tornando a casa dal lavoro, col volume a manetta, cicca in bocca e finestrino aperto. Uno si deve sfogare, eh.
Buon fine settimana.

mercoledì 15 giugno 2011

JAH WOBBLE'S INVADERS OF THE HEART FEAT SINEAD O'CONNOR - Visions Of You

noise x noise x noise x tape: xtape02

noise x noise x noise x tape: xtape02: " the puff police e.p."

BEDHEAD - Transaction de novo

Cercare di essere puliti, puri, incorruttibili dal mondo e dal prossimo.
Probabilmente solo a letto, dormendo.
Penso lo credessero anche i Bedhead, soprattutto con questo disco, il loro capolavoro.
Non c’è molto da dire.
E’ un disco fatto di vuoto e di delicatezza. Pochissimi muscoli, qualche guizzo di energia e rumore in pezzi come Parade o Extramundane. Io li amo quando sono assolutamente sonnacchiosi come nell’iniziale Exhume o nel roteare di foglie verdi e raggi di sole di Lepidoptera. Faccio eccezione per la penultima Psychosomatica, pop punk low-fi che ci sta a scardinare un disco così immobile.
Tanto poi ci ripensa la finale The Present a rimettervi a posto.
Niente di nuovo, ma una buona dormita sì.
Lo trovate qui .

martedì 14 giugno 2011

JOURNEY TO IXTLAN - s/t

Come suonerebbe Morricone in una band doom?
Sebbene la domanda sia alquanto strana, la risposta sonora secondo me esiste. E’ l’omonimo debutto dell’ingiustamente sconosciuto combo dei Journey to Ixtlan. Dei seguaci dello sciamano yaqui Don Juan (vedi bibliografia di Carlos Castaneda), colpevoli di questo accecante disco, nulla è dato sapere perché a quanto pare sono dei farabutti, dei veri e propri delinquenti con la fedina penale.
Quanto al disco è una intensa opera di desert rock, che muove da territori western per congiungersi alla vecchia scuola psichedelica statunitense, ma con una drammaticità di intenti ed una perversione necrofora degna di nota.
Se l’iniziale Pueblo può far pensare ad un Santana ormai decrepito strafatto di boletus velenosi e piscio d’alce (gli sciamani indiani lo facevano per avere le visioni e non morire avvelenati…non provateci soprattutto perché è difficile trovare il piscio dell’alce), la successiva Spiritual Delousing vi fa capire dove ci troviamo: una chiesa deserta nel bel mezzo di canyon rocciosi, abitata da qualche jinn dalla voce impercettibile e solforosa. The mesa è cacofonica, giganteggiante e riverberata, tranne che per una chitarra lontana. Sempre il solito sciamano sullo sfondo a parlare con il bisonte bianco. E se questa è la Mesa, figuratevi cos’è la successiva Corpse of the Mesa, ovvero il suo cadavere…un bordone d’organo messo in mano ai Sunn O)))… The Cactus Shrine ci riporta su territori più “umani”: doom acido dannato da un flauto di pan degli altopiani peruviani e funestato da un coro di condannati a morte, costretto a cantare col cappio al collo e le lacrime agli occhi. Pyramids of Light è la loro versione putrefatta ed efferata del Brian Eno più cinematografico e quando ormai non ti aspetti alcuna possibilità di salvezza, arriva il pezzo meno terrificante del lotto: Dawn of the Nagual. Il Nagual per Castaneda è colui che può guidare gli altri a nuovi livelli di percezione, alla realtà inesprimibile…effettivamente la degna colonna sonora di “Un uomo chiamato cavallo”, soprattutto nella scene di tortura. Burnt coyote teeth è la mia preferita assieme a Pueblo: un concentrato in disfacimento di LSD e frutta troppo matura con mosche e simpatiche larve. La finale Codex of Crows è la pace dopo la putrefazione: dopo la luce senza pietà del deserto, una eternità in penombra. Amen.
Lo trovate qui .

mercoledì 8 giugno 2011

noise x noise x noise xtape!

Cari miei,
questa mia solo per creare un po' di epifania, come si deve.
Nei prossimi giorni parte il mio nuovo blog, sempre dedicato alla musica. Per farla breve troverete su noise x noise x noise xtape delle compilation, alla moda delle vecchie cassettine magnetiche che forse anche voi scambiaste all'epoca della vostra prima gioventù. L'operazione è volutamente isolazionista, ovvero non vi saranno indicazioni di sorta sul contenuto della compilation. Dovrete scaricala, se attirati dalla sua copertina e dal suo titolo. Poi ascoltarla, tenerla, cestinarla. Ci sarà di tutto, dall'avangarde più estrema, al jazz più tradizionale, al pop più becero e perché no, magari del flamenco! Sempre in pacchetti dedicati e tematizzati. Ovviamente il proposito è sempre lo stesso: far conoscere la musica e invitarvi all'acquisto! Supportate l'arte e pronti con i vostri walkman.
Haikus

KISS MY JAZZ - In Doc's Place Friday Evening

Non so se si possa definire esattamente un disco nel senso di "opera compiuta". Questo qui è un calembour di  jazz, punk, freak senza troppo serietà e disciplina da parte dei musicisti. Concretamente alcuni dEUS e  i loro amici.
Ci sono tantissime, troppe idee in questo disco, alcune fanno cagare, ma sono tutte divertenti...o almeno si sono divertiti i musicisti, questo traspare da ogni nota e...rumore!
E' una avventura nata per scherzo e poi proseguita sotterraneamente nei negozi di dischi. Questo è il primo episodio.
Tra tutti i pezzi gli unici considerabili dal punto di vista della canzone sono: King of Wilrijk (per la classe del batterista - il migliore secondo me del gruppo - e per il "nice party" pronunciato dal cantante all'inizio del pezzo - George Clooney strafatto di acidi -), Bodybag (per gli assoletti finto demenziali) e Penetrator (ovviamente jazz da film porno, come si evince dal titolo).
Lo trovate qui.

martedì 7 giugno 2011

GAVIN BRYARS - Jesus blood never failed me yet

Il sangue di Gesù non mi ha mai tradito finora, questa cosa è l'unica che so, perché mi ama così tanto.
Questo è tutto ciò che sentirete cantare in questo disco, in un unico lungo loop, che si attorciglia attorno all'orchestra o viceversa.
Il piccolo verso cantato venne registrato casualmente su nastro magnetico dal compositore, mentre era profferito da un barbone ubriaco. Da lì, nella sua magnifica semplicità, è divenuto la colonna portante di questa composizione.
Nelle note di copertina Gavin Bryars racconta che quando il mix dell'album fu pressoché definitivo, si recò allo studio di registrazione, dove trovò tutti i tecnici in lacrime, intenti ad ascoltare ossessivamente l'album.
Sul valore musicale del disco devo dire che non è poi così notevole, ma l'esperimento è dignitoso e amabile.
Ah sì, quello che sentite alla fine è proprio Tom Waits che canta col barbone.
Lo trovate qui .

MOMUS - Platinum

Eh Momus 

lunedì 6 giugno 2011

DESTROYER - Kaputt

Uno dei più deliziosi album degli anni ottanta pubblicato trent'anni dopo.
Dietro il moniker di Destroyer ci sta Dan Bejar, che nel tempo libero collabora con i mitici New Pornographers. E' una scrittura ed una composizione di lusso quella incisa in Kaputt, tinta di autoreferenzialità artistica sconfitta, quella di un playboy che recita con le donne...e riesce ad essere se stesso solo davanti ad un martini, bevuto da solo. La musica è morbida e sensuale come una pelliccia di astrakan, piena di bollicine di sapone che esplodono per le vibrazioni suggerite da una tromba poco distante. Un Momus strafatto di Bellini, volendo osare con i paragoni.
Non so suggerivi un pezzo a preferenza di un altro, a parte la splendida title track. Per me comunque una delle cose migliori di quest'anno.
Dimenticavo la musica .

CHARLIE HADEN QUARTET WEST - Always say goodbye

L'haiku è per M., S., N., con cui trascorsi quella magica serata a sentire i Quartet West dal vivo. Ernie Watts al sax, davanti a tutti, con il suo ascott al collo. Alan Broadband, mezzo di schiena al pubblico, al pianoforte. Sulla destra innanzi a tutti il taurino Larance Marable alla batteria. Dietro al plexiglass, a causa dei suoi problemi d'udito, sullo sfondo, Charlie Haden al suo contrabbasso. Ricordo come fosse ieri che non riuscivo a stare fermo, mi dimenavo...come sempre ai concerti jazz. Ricordo l'assolo di batteria di 15 minuti e Charlie Haden che si mette a pulire il vetro di protezione con il fazzoletto, alitando qui e lì, mentre quello letteralmente inceneriva di classe i tamburi. Ricordo Charlie Haden che fa cenno al batterista di smettere e quello rispondere con un gesto gutturale tipo NITCH! per dire no...l'assolo dura ancora qualche minuto. Poi Marable fa cenno a tutti. Il pezzo riparte da dove era stato interrotto. Cose grandi.
Il Quartet West è una creatura romantica di Haden. Jazz elegante come il reggicalze di Rita Hayworth, per amanti di Casablanca, del labbro semi-paralizzato di Bogart con la sigaretta a penzoloni ed il whisky di contrabbando con il ghiaccio.
Always say goodbye è un disco stupendo, una ideale colonna sonora ad un film noir degli anni '30. Senza tempo, come certo cinema.
Lo trovate qui .

MICK HARRIS & MARTYN BATES - Murder Ballads (the complete collection)

Mick Harris, ai più noto per la militanza nella formazione grind dei Napalm Death, seguita dai progetti più o meno intransigenti dei Lull, Scorn, Painkiller. Martyn Bates, dei meno noti Eyeless in Gaza. Qui alle prese con un trittico di dischi per la nostra italianissima Musica Maxima Magnetica, il cui tema è fondamentalmente uno: l'assassinio. I dischi non differiscono poi molto dal punto del landscape musicale. Si tratta di ambient ultraminimale, maligno, freddo ed inquietante. Interessante invece l'aspetto lirico dei testi, intrisi di poesia funerea e post mortem, resi ancor più paurosi dalla voce di Bates che canta sì, ma sepolto oltre la musica, con un tono tra l'elegiaco e il necrofilo.
Musica da provare a casa da soli con lo stereo molto alto, o con le cuffie, possibilmente al buio od in penombra, guardandosi le spalle.
I tre volumi del cofanetto li trovate qui: Drift , Passages , Incest Songs .
Per i coraggiosi.

martedì 24 maggio 2011

CURE FOR PAIN: the Mark Sandman Story

Questo non è un post dedicato ad un album, ma ad un film documentario. Il soggetto della pellicola è Mark Sandman, indiscusso protagonista della musica degli anni novanta con i suoi Morphine, innovatore degli strumenti musicali con il suo basso elettrico slide a due corde. La pellicola è stata realizzata, ma adesso servono fondi per poterla distribuire nel mercato cinematografico. Gli autori attraverso il sito kickstarter, un website dedicato al crowdfunding, stanno cercando sovvenzioni. Con 50 dollari vi portate a casa il DVD.
Maggiori informazioni qui.

venerdì 20 maggio 2011

yourbandsreview webzine: CASA DEL MIRTO – "1979"

yourbandsreview webzine: CASA DEL MIRTO – "1979": "Non so chi ha scritto il press kit di Casa del Mirto, ma mi ha confuso. Credevo in fatti di essere costretto ad ascoltare un disco banale e..."


giovedì 19 maggio 2011

yourbandsreview webzine: HUNGRYHEART – "ONE TICKET TO PARADISE"

yourbandsreview webzine: HUNGRYHEART – "ONE TICKET TO PARADISE": "Gli Hungryheart sarebbero stati bene nel 1988 o giù di lì a riempire gli stati di ragazze dai capelli ossigenati in canotte fluò e calzini ..."

LANTLOS - Neon

Sul finire dello scorso anno mi sono messo a piangere per questo disco. Per me è stato il migliore del 2010, in assoluto.
Curiosità è che si tratti di un disco di black metal, genere che non capisco, non mi piace, non mi affascina, non mi intriga per nulla. L'estremismo in musica mi è sempre andato, il rischio pure, ma gli algidi gruppi afferenti a questo genere non mi sono mai garbati, forse perché nella loro musica non era nascosta nessuna debolezza (apparentemente) e la trama era così fitta e complessa da non lasciare trasparire alcuna luce. Sono per il lato debole insomma.
Sotto sotto però aspettavo l'evoluzione, come in tutte le cose, verso una nuova fase. Diciamo la maturità dopo l'adolescenza di questo genere.
Ed ecco arrivare i Lantlos, per me pura poesia.
Con una magistrale talea i nostri innestano nella pianta nerastra del metal lo shoegazing più fragile e il post rock più rapido e pesante (If these trees could talk, tanto per citarne uno dei vari gruppi), ottenendo un sound commovente.
Disperso tra la tristezza, la solitudine cristallina di chi vaga da appartamento ad appartamento, di cuore in cuore sensa trovare casa (lantlos in dialetto tedesco significa "senza tetto"...) e l'assenza di un antidolorifico decente, che ti fa urlare disperato.
E sono solo in due a fare tutto questo. Herbst, tutti gli strumenti e i testi. Neige, già dei francesi Alceste, alla voce.
Anche se non vi siete fati convincere sentite almento pulse/ surreal. Per me sublime.
Lo trovate qui .

lunedì 16 maggio 2011

yourbandsreview webzine: VANDEMARS - "BLAZE"

yourbandsreview webzine: VANDEMARS - "BLAZE": "E’appena uscito il disco dei Vandemars, come da poco annunciato su queste pagine. Lo recensisco volentieri e, lo anticipo, positivamente. L..."

mercoledì 11 maggio 2011

OM - God is good

La ricerca della trascendenza passa anche da qui.
Già apprezzavo Cisneros all'epoca dei rimpianti Sleep, quando la dopa era il centro della musica.
Lo stimo ancor di più da quando si è ripulito e ha messo su questo combo basso e batteria, attraverso cui devitalizza il suo doom della droga per sostituirla con il fumo degli incensi e la domanda di infinito.
Si tratta comunque della ricerca della visione, ma non indotta, bensì prodotta dalla musica e dal ritmo. Quindi non è la sostanza psicotropa a definire la musica, ma è quest'ultima che induce la trance.
Lo stream of consciousness ultraminimale delle onde sonore prodotte dai nostri due (+ qualche sample) si assesta qui in una aperta ambientazione cristiana, quella del primo secolo dopo Cristo, più orientale che occidentale, ortodossa più che cattolica.
Basterebbe la sola monumentale Thebes (20 minuti!) a imporre l'acquisto, ma c'è pure dell'altro.
Respirate a fondo, chiudete gli occhi, mormorate le vostre orazioni, testa rivolta verso il cuore, gambe incrociate e fatevi questo viaggio.
Lo trovate qui.

yourbandsreview webzine: MARIO PERCUDANI - "NEW DAY"

yourbandsreview webzine: MARIO PERCUDANI - "NEW DAY": "La differenza tra Percudani e qualche big star del pop soul/blues internazionale sono la mancanza di un contratto milionario e un songwrite..."

martedì 10 maggio 2011

G LOVE & THE SPECIAL SAUCE - s/t

Gin tonic, gazzosa con il limone, fate voi. Io long island ice tea. Siamo sul tetto di un vecchio condominio, due poltrone di vimini. Guardiamo in basso. Ci sono i ragazzi che giocano a basket. Un paio di vecchi col cane. Parliamo di dischi come sempre, lontano dalle nostre dolci metà. Cerchiamo un ritmo per l'estate che sta arrivando. Arriva il nostro pusher di fiducia e mette su questa roba su di un enorme stereo portatile.
Ascoltiamo funk super blues hip hop resophonic style. La testa ballonzola. Penso che tireremo fuori la griglia e gli scampi. La birra ed il rum. Una montagna di ghiaccio. E ascolteremo ancora questo disco, fino a tardi.
Il comburente è qui: http://www.mediafire.com/?0rkoiejgqd6

lunedì 9 maggio 2011

MR. PARTRIGE - Take away/ The Lure of salvage

Giornata proficua ieri al mercatino dell'usato. Ho trovato il vinile inglese originale di GO2 degli XTC, e questo delizioso album da completista. Si tratta infatti di una rielaborazione del primo materiale degli XTC data 1979 che il buon Partrige, cantante e chitarrista del gruppo, smonta e rimonta, nel tentativo di mettere le premesse a quello che sarà poi l'esperimento di "XTC...explodes together", ovvero il concept dub della band. L'album non è niente di essenziale per chi non adori gli XTC, ma tutto sommato è decisamente curioso perché è uno dei primi episodi di cut and mash up della storia della musica pop (...di lì a poco "pump up the volume"...) Tra le tracce, alcune decisamente balzane, sottolineo: "Steam Fist Futurist" con il suo incedere quasi industrial, "Shore Leave Ornithology", uno spoken word jazzy, "Cairo", etnomusic mischiata con Sergent Pepper, la ultraminimale "Work Away Tokyo Day".
Lo trovate qui, con i suoi gracchi.

venerdì 29 aprile 2011

MOTORPSYCHO + JAGA JAZZIST HORNS - In the fishtank 10

Ebbene a me i Motorpsycho non piacciono. Li trovo pallosi. So che mi attiro le ire di molti. I gusti so gusti. Anche gli Jaga Jazzist Horns mi stanno sul groppone. Troppo jazz avantgarde e poco punk.
Eppure questo disco registrato insieme dai nostri è uno dei miei cocktail preferiti (long island ice tea per la cronaca...) e merita l'ascolto. Il mood è molto rilassato. Il lato A (magari avercelo il vinile) è composto da quattro pezzi di media lunghezza, molto riflessivi e quasi ambientali, droni di chitarra quasi slowcore sono sovraesposti a fiati spesso fantasmatici, vicini secondo me a "Gazzelloni" di Eric Dolphy o al più moderno Molvaer. La nota voce nasale dei Motorpsycho fa, quando raramente appare, da idoneo collante. Un po' come svegliarsi dalla sbornia e sentita la propria voce mattutina gracchiante fare l'eco nel cervello, prendere un cachet forte.
Non tutto però è calma post qualcosa. I nostri mi fanno un regalo (ovvio che hanno pensato a me...) con una super mega cover del Theme de Joyo del grandissimo Art Ensamble of Chicago, uno dei migliori pezzi del free jazz di sempre. Credetemi: finito di ascoltare questo pezzo lo riascolterete molte e molte volte ancora di seguito. Il giro di basso sarà un compagno fedele e l'assolo di sassofono è talmente tanto bello che non trovo le parole. Ma tutto ha un gran tiro, davvero.
Il lato B è dedicato a una lunga suite per coma farmacologico - bella sì - ma non come il resto dell'album.
Ah...occhio alla serie in the fishtank. Ci sono gioielli a non finire.

Lo trovate qui: http://www.filesonic.it/file/631554584/Motorpsycho

giovedì 28 aprile 2011

BEL CANTO - Magic Box

Dalla Norvegia senza furore. Alfieri della new wave trascendentale assieme a Cocteau Twins e Dead Can Dance, la band produsse una manciata di album intrisi di morbida etnicità. Troppo depressivi per i miei gusti nella produzione iniziale fecero qui un album grandioso, per poi sparire senza troppi perché, quasi a dire che risolti i nodi esistenziali a favore di una più matura e positiva visione della vita, non troppo resta da dire (forse è vero).
Debitori del successo nordico di Bjork, ma sostanzialmente sulla linea della più classica Kate Bush per i vocalizzi, Anneli Drecker  e Nils Johansen ci deliziano così, senza nemmeno un’ombra nel cuore.

martedì 19 aprile 2011

16 - Curves that kick

Per me il metal o comunque la musica violenta è qualcosa di involontariamente attraente, ma poco appagante mentalmente od emotivamente. Potrei paragonarmi ad un goloso vegetariano, attratto dai colori della carne, ma disgustato dal sapore della medesima, fatta salva qualche eccezione.
I 16 sono una di queste. Questo è il loro primo disco, all'inizio dei novanta. Fortunatamente possiedo il vinile. Il quartetto, quello classico del rock, ci spara in faccia una decina di pezzi, brevi e cattivissimi. La voce è impastata in qualche tipo di catrame o colla vinilica, il resto è un triceratopo che corre a cento all'ora spaccando tutto dopo essersi fatto allo stesso tempo di anfetamine e codeina. Niente filosofia e soprattutto niente ostaggi. I nostri fanno fuori tutti. Immaginate un incrocio tra i black sabbath, i misfits, i melvins e i black flag. Eccoveli.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?yt0v2nktqzg

giovedì 14 aprile 2011

FLOWERHEAD - Ka Bloom!

Dopo il trip dei dischi di Zazou, tiro fuori nuovamente le chitarre elettriche e vi propongo questo delizioso dischetto. Siamo nel 1992, Texas. Che vi aspettereste? Grunge? Sludge Metal? Siete fuori strada! I nostri ragazzi dalla testa di fiore sono degli hippy redivivi e alla musica di moda dell'epoca sovrappongono la loro personale visione flowerpower del mondo. Ne viene fuori un disco stra-pieno di energia e di voglia di vivere! Allegrissimo, tiratissimo, positivissimo.
Veramente all'epoca lo trovai il più bel disco di grunge che avessi sentito, ma qui c'è dell'altro. C'è la tradizione americana degli anni sessanta, centrifugata in un caleidoscopio di luci.
Per i giorni tristi.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?tmuzboomwzj

mercoledì 13 aprile 2011

H. ZAZOU - Geologies

Terzo capitolo della trilogia di Zazou per la serie Made to Measure. Uno studio di strati e sentimenti, come giustamente sottolineato nelle note di copertina. Se il precedente Geographies ci portava infatti in lungo e in largo per il mondo quest’album, con la sua densità classica e quasi ambientale, ci trascina invece in giro sulla verticale, precisamente a concerto nei terreni dell’ade, ove giacciono i nostri amori trapassati…


venerdì 8 aprile 2011

yourbandsreview webzine: LONERS – "I REMEMBER A DREAM"

yourbandsreview webzine: LONERS – "I REMEMBER A DREAM": "Sapete come fanno gli editori con i manoscritti degli aspiranti scrittori? Se la prima pagina non piace, se la storia non si attacca addos..." 

martedì 5 aprile 2011

H. ZAZOU - Geographies/ 13 proverbs africains

Ed eccolo qui il secondo album per la serie Made to Measure del nostro caro autore franco - algerino. Come per il precedente il tentativo è descrivere ciò che non c'è. Qui l'opera è divisa in due parti. Da un lato inesistenti colonne sonore per luoghi dalle esotiche coordinate longitudinali e latitudinali, dall'altro 13 proverbi africani inventati di sana pianta per solo quattro voci. Rimandandovi all'ascolto della seconda parte del disco, sottolineo alcuni elementi della prima parte, geographies appunto. Le composizioni sono il contraltare della successiva opera creata dal nostro per la Crammed Records, Geologies (di cui al post successivo). L'una infatti descrive musicalmente ciò che è sopra il suolo, mentre la seconda esplora le profondità della terra, spingendosi sino all'Ade...come vedremo. Per questo motivo, la musica chimerica di Zazou è in questa opera decisamente positiva, ariosa. Al solito vengono mischiate la classica, l'etnica ed il jazz. Qui però troviamo anche tracce di musica medievale. Su tutte amo ricordare la meravigliosa Vera C., con i suoi ottoni da stendardi innalzati e una madonna dell'ermellino messicana alla voce.

Lo trovate qui: http://www.megaupload.com/?d=5FVYFDTY

giovedì 31 marzo 2011

yourbandsreview webzine: SPARKLE IN GREY & TEX LA HOMA – WHALE HEART, WHALE...

yourbandsreview webzine: SPARKLE IN GREY & TEX LA HOMA – WHALE HEART, WHALE...: "Ignoravo l’esistenza di questo combo milanese, gli Sparkle in Grey, e me ne dolgo. Vedrò di recuperare. In questo album diviso a metà con t..."

H. ZAZOU - Reivax au Bongo

Per chi non conoscesse Zazou, questo delizioso compositore francese, Reivax au Bongo non è il disco più facile per iniziare. Forse l'inizio giusto potrebbe essere il ben più celebre Chansons des mers froid.
Nel 1986 il nostro autore si inserisce nella matrioska che la Crammed Disc andava appena ad avviare, ovvero la serie dei dischi Made to Measure, delle pubblicazioni musicali dedicate alla musica su commissione (ovvero colonne sonore, teatro, video, ecc...), ma realizzata fittiziamente, ovvero senza un reale commissionante, esistente semmai solo nella fantasia del compositore commissionario. Sono le operazioni che mi fanno impazzire! Tra metà anni ottanta e metà anni 90 sono pubblicati 35 volumi con gente del calibro di Arto Linsday, John Lurie, Steven Brown...Comunque possiedo i dischi che Zazou fece per la serie (sono tre) e saranno il soggetto dei prossimi post.
Cronologicamente questo è il primo dei pubblicati (il secondo della serie). La pretesa dietro l'operazione è un fotoromanzo ambientato in Congo, con protagonista l'ispettore Reivax. Il booklet del cd rappresenta le peripezie di detto ispettore, nient'altro che Zazou stesso con orecchie a sventola finte, zuccotto nero in testa, occhiali da nerd incrociati con quelli di Lennon, gallabia africana. La musica è un misto di classica, synth, afro beat, etnica. Ciò che colpisce nell'opera è l'ellitticità, la sospensione in cui si muove tutto il contesto. Una già calda alba africana. Zazou infatti non sembra davvero svolgere un tema musicale, ma piuttosto a presentare dei piccoli quadretti - a volte non perfettamente consequenziali - che sembrano riferisi a scene, foto, fatti.
Appunto al fotoromanzo inesistente. Questo il pregio enorme di Zazou e della Crammed Disc, tentare di descrivere musicalmente una chimera, facendo finta di averla vista, toccata, prodotta.

Lo trovate qui: http://www.megaupload.com/?d=NQOR591H

martedì 29 marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

BEEHOOVER - Concrete Catalyst

Una tavolozza di colori decisamente limitata non necessariamente impoverisce un quadro. Dipende dalle capacità del pittore. Ascoltare i teutonici Beehoover conferma questo semplice assunto. Bianco e nero, basso e batteria, per un album che assomiglia ad una opera di Escher.
Siamo in ambito stoner/ doom, con vene psichedeliche, unite ad un amore tutto tedesco per i meccanismi e gli incastri. Schiaccianti come un caterpillar, i nostri assemblano un album pieno di fenomenali e violentissime bordate, inframmezzate da pause di riflessione magmatica. Uno scontro tra lottatori di sumo: peso, potenza, precisione.
Quanto al suono di basso. Ho contattato Ingmar, il bassista, via email, incuriosito dal suo suono. Il buon Ingmar non è stato reticente e mi ha svelato i suoi segreti (dai pedali alle corde)…ma non credo che la medesima dotazione di armi da fuoco, mi renderebbe un cecchino della sua specie.
Ultimo. Ho provato a chiamare locali in giro per portarli in Italia, ma nulla di fatto. Se vi piacciono fatevi promotori del loro nome e scrivetemi.

venerdì 25 marzo 2011

BARK PSYCHOSIS - Hex

I rumorosi anni '90 sono in pieno svolgimento e questi se ne escono con un prodotto così elegante. Sono pazzi? Visto il nome no, questi hanno la psicosi dei latrati, proprio non ce la fanno a sopportare il rumore.
Curiosa la genesi del disco. Inizialmente registrato in una chiesa, è stato poi demolito e ricostruito in sede di mixaggio con Pro-tools. In realtà qui il risultato è dato al 40% dai computer e non lo diresti.
Questo disco è una pietra miliare, sintesi di elettronica ambient, jazz, chanson e rock alla moviola. Se proprio devo parlare dei pezzi, direi che l'unico un po' loffio (quello che a volte saltate) è il finale Pendulum Man. Strumentale un po' troppo statico.
Per il resto vi consiglio di ascoltarlo in un ambiente raccolto e intimo, annodati come feti, con le cuffie in testa.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?fc2jzbf4eth

giovedì 24 marzo 2011

RUSH - 2112



A parte il naso del bassista, un capolavoro dell'hard rock più immaginifico.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?0rg5egmmnt1

L. ANDERSON - Life on a string

Decisamente balsamica e, almeno per la metà del disco, davvero diversa dal solito manierismo robotico che l'ha resa famosa. Direi che "Life on a string" pubblicato nel 2001, dopo trent'anni di carriera, è un disco atipico per Laurie e per me forse il migliore...almento fino a my compensation, vera frattura ahinoi del disco.
Ma andiamo con ordine. L'ambientazione delle prime tre tracce è decisamente marina e solare. Si parla di balene e isole. One white whale (ovvio il tema) si apre con la voce di una corista alla moda gospel e rimane poi sospesa praticamente solo sulla voce della Anderson. Il secondo pezzo the island where I come from, fa sorridere con i suoi fiati cameristici e le percussioni morbide. Un pezzo gentilissimo. Pieces and parts decisamente classicheggiante fa il paio con il piccolo strumentale di here with you. Arriva poi il vertice dell'album, slip away, che anche stamattina mentre venivo a lavorare mi ha fatto (quasi) piangere. Sempre cameristico nell'ambientazione, ma di sapore orientale, parla di un amico di Laurie che sta morendo. Il testo è semplicemente stupendo. Poi tutto si rovina, mannaggia...che è sta moda di farsi fare i dischi dai jazzpulators...dai jazzisti che scoprono il sampler...e che palle! Sentite la caduta appena parte my compensation. A tirarci su le costole dark angel (sì vabbe carina, ma un po' troppo new yorkke...) e statue of liberty...insomma se fosse un lato B di un ottimo lato A, la seconda parte del disco vi farebbe girare il vinile e ripartire dalla prima traccia per arrivare alla quinta...poi di nuovo indietro la puntina.

Lo trovate qui: http://www.mediafire.com/?mwgnymtyhij

martedì 22 marzo 2011

MC 900 FT JESUS - One step ahead of the spider

Questo album è da snob. Immaginate il tipo alternativo che dice: “io l’hip-hop non lo ascolto, ma questo disco…”. Una cosa così. D’altronde questo MC, prende il linguaggio del rap e lo trasfonde nella sua cultura musicale jazz. Un ragazzo bianco che suona la tromba ed ha una fascinazione assolutamente evidente per la letteratura. Infatti qui non si verseggia affatto per cercare la rima, l’assonanza, ma per raccontare storie, quadretti sia allegri che patetici. Insomma il clima è piuttosto urbano, da spettacolo di spoken word con sottofondo di percussioni jazzy e contrabbassi molli. A me piace molto l’apertura di disco, con la pioggia ed un drone di sitar a cauterizzare tutte le distrazioni dell’ascoltatore, per gettarlo poi in pasto al ragno del titolo (un giro di basso che s’acquatta grasso grasso sul pezzo), che fa scattare le zampette in cerca di prede (il clarinetto baritono e la chitarra in wha che appaiono e scompaiono), dando enfasi alle storie di Mark Griffin. Seguono un paio di pezzi molto funky – col vocoder e il flauto traverso – quasi ballabili. Su tutti i pezzi il meglio del meglio è stare and stare, con Vernon Reid dei Living Colors alla chitarra elettrica, qui non metal come nel suo solito ambiente, ma garbatamente jazz, che discute col basso elettrico.  Bella storia, riflessioni sul razzismo a bordo della metropolitana. Pezzo principe dell’album, non si discute, ma a me piace francamente tantissimo bill’s dream. Solo batteria e percussioni in stile Liquid Liquid, a supporto di un divertente racconto con protagonista un ciccione che guarda la TV a capodanno.

SMOG - The doctor came at dawn

Si potrebbe liquidare Billy Callahan come uno che non sa suonare. Probabile che sia anche vero. Probabile che i suoi suoni non siano altro che l’esito di una ferrea volontà di produrre comunque la propria musica, connessa ad una insopprimibile pigrizia nell’affrontare studi musicali seri.
Eppure.
La musica di Smog è vuota, dolente, ti costringe all’ascolto. Ti rompe le palle cantando svogliato di cose passate o di cose che non sono più quelle di prima, o di vicende infelici. Comunque che classe! Sembra di sentire la colonna sonora di una fiaba con al centro la figura di un principe infelice, solo che la fiaba non finisce, non evolve neppure. C’è il principe infelice nel suo scranno e fuori dal palazzo una terribile nube di smog che nessuno riesce a disperdere.
Tra i pezzi, abitati tutti da fantasmi, mi sembrano di particolare pregio l’iniziale You moved in, con i suoi archi dolenti, All your woman things per il testo – una sorta di descrizione postuma di una relazione sentimentale, illustrata con distacco alcolico -, Four hearts in a can, che si apre bucolica con la chitarra arpeggiata lenta per poi drammatizzarsi sulla fuga dei nostri da chissà cosa, e la finale stupenda Hangman Blues, per sola voce,cassa di batteria e forse un accordo. Sull'orlo della depressione, ma con stile.

sabato 19 marzo 2011

J. FOXX - The Garden

Ricordo quando comprai il cd di “The Garden”. Ero con il mio amico F., col quale invece di studiare, si andava a dischi. Lui non conosceva il tipo. Io quando lo trovai al negozio, tra le offerte, dove spesso si nascondono perle, lo afferrai come un felino. Poi ci tolsi la plastica per gustarmi l'artwork. A fianco il naso di F. Giro qualche pagina ed ecco una foto di John Foxx. Contemplo. F. sbotta: <<mamma che frocio!>>. Sì con un po' di gentilezza, effettivamente effeminato, penso io. Aneddoti di cercatori di dischi.
Tante volte ho sentito quest'opera, e ci ho sempre trovato qualcosa di nuovo. Soprattutto ho trovato nuove interpretazioni di quella foto. C'è John vestito interamente di bianco, con un gilè molto corto, grigio, spigoloso. Mano in tasca, l'altra lungo il corpo. E' posizionato in prossimità dell'uscio di una abitazione, all'interno della medesima. Dalla porta aperta si vede uno spiraglio di giardino. Di fianco Foxx ha un vaso bianco stretto e lungo, di foggia neoclassica, con dentro dei gigli bianchi. Tutto bianco insomma. Ed annegato dalla luce.
La foto per me significa, eleganza, lusso, contemplazione. Non so come descrivere meglio il disco, di cui è immagine perfetta.
New wave della migliore, riempita di giardini in decadenza, chiese gotiche e drum machine.

giovedì 17 marzo 2011

PRAXIS - transmutation (mutatis mutandis)

Sotto un ombrello ci si sta massimo in due. Se sotto l'ombrello dei Praxis ci metti Bootsy Collins (bassista per James Brown, Parliament e Funkadelic), Buckethead (chitarra turnista di molti e autore di diversi album in proprio, uno schizzato che prende Steve Vai e lo consegna agli alieni), Bryan "Brain" Mantia (batteria per Primus, Godflesh, Guns 'n Roses, Tom Waits), Bernie Worrell (tastiere varie per Parliament e Funkadelic), AF Next Man Flip (Lord of the Paradox) (dei Jungle Brothers, ai piatti), Bill Laswell (produttore, inutile parlarne, fate prima se andate su wiki)...allora qualcuno si bagna per forza. La pioggia che ti cade addosso è ghiacciata. Qui il funk e il metal entrano in fusione e i talenti sono così tanti e diversi che il prodotto non può essere catalogato. Si tratta di musica sperimentale che parte da linguaggi musicali conosciuti da tutti per approdare a rive inaccessibili, dove vivono gozilla, mothra e i suoi fratelli. Per niente sbruffoni per le loro capacità tecniche, vi illudono con partenze o pause di normalità, per poi rientrare come monadi impazzite nel loro cervello e fare con le mani (e i piedi) questa roba qua. Questi suonano per loro stessi, incidentalmente siamo in grado di capirli.
Li trovate qui: http://www.mediafire.com/?blxobitigzl